Per raccontare Niki Lauda, non servono frasi ricercate o parole ad
effetto, basta il ricordo della sua carriera in Formula 1.
Fu un pilota in
grado di mostrare l’aggressività del combattente, ma anche la
freddezza del “ragioniere”, per amministrare la gara quando non
era necessario vincere, ma arrivare al traguardo e conquistare punti
preziosi.
Contribuì a portare
Ferrari e McLaren ai vertici del Campionato, in un’epoca in cui le
monoposto erano fragili involucri di pura meccanica, collegati ai
nervi del pilota in un inferno di rumore e vibrazioni.
Non era scontato
portare a casa la pelle, neppure durante le sessioni private di
prova, ma Niki Lauda riuscì a condurre Ferrari e McLaren al limite
dello sviluppo tecnico, conquistando tre Titoli Mondiali.
Attraversò una
drammatica epoca di grandi cambiamenti tecnologici, fra le critiche
esasperazioni aerodinamiche dell’effetto suolo e le potenze
indomabili sprigionate coi turbocompressori, fino a sperimentare il
debutto dell’elettronica.
Il giovane Alain
Prost guidò la McLaren come collega di Lauda, nutrendosi di
insegnamenti per valorizzare quel grande talento con cui diverrà in
seguito conosciuto come “Il Professore”.
Un altro giovane
rivale in pista, l’astro nascente Ayrton Senna, portava a
maturazione la propria classe studiando il meglio degli avversari,
primo fra tutti l’illustre pilota austriaco.
Lauda è
sopravvissuto a competizioni in grado di stroncare le volontà più
ostinate, trionfando col coraggio del guerriero e la freddezza del
professionista.
“La vendetta è un piatto da consumare freddo”; le innumerevoli
insidie mortali, superate sui circuiti di tutto il Mondo, sembravano
aver sconfitto Niki Lauda, avvolto dalle fiamme che divoravano lui e
la propria Ferrari sul viscido asfalto del Nürburgring. Ma quattro
piloti, Arturo Merzario, Harald Ertl, Guy Edwards
e Brett Lunger,
scesero dalle proprie auto e si lanciarono
nel rogo, per strappare il rivale dal proprio destino. Grazie a
questi angeli, Lauda ebbe una seconda occasione di
vita, altri 43 anni per calcare questa Terra e
tornare in cima al podio. Quel giorno
terribile lasciò un ricordo di sé nelle tracce indelebili sul volto
e nelle profondità del fisico, costruendosi una
silenziosa rivincita
giorno dopo giorno, fino alle complicanze di salute che hanno
tormentato gli ultimi tempi.
La
morte di Niki Lauda è l’eco di quell’incendio, mai davvero
spento, che ha inseguito come un ombra l’uomo
lungo le strade della sua esistenza, per riportarlo su quell’asfalto
dove costruì la propria leggenda.
My words in memory of Niki Lauda
Talking about Niki Lauda
is not a matter of refined and emphasized words, it’s enough to
simply remember his Formula 1 career.
He was a driver
endowed with fighter instinct as well as the cold attitude to
“administrate” the race when the main purpose was not to win, but
to cross the finish line and get precious points.
He pushed Ferrari
and McLaren to the top of the ranking, during an age when F1 cars
were thin pots of pure mechanics, strongly connected to Driver’s
nerves in a hellish burst of noise and vibrations.
It
wasn’t easy at all to save his own lif even during private test
sessions, but Niki Lauda could show the way to
the edge of technical development for Ferrari and McLaren, then
achieving three World Championships.
He went through a
dramatical age of technical changes, between the critical aerodynamic
extremes of the “ground effect” and the untamable power of turbo
charged engines, then experimenting the debut of electronic devices.
The young Alain
Prost drove for McLaren as Lauda’s teammate, learning from him how
to enhance his own talent that allowed Prost to achieve the nickname
of “Professor”.
Another
young rival, the rising star Ayrton Senna was taking to perfection
his own class by getting the best from opponents, first of them the
illustrious Austrian
Driver.
Lauda survived such
hard competitions that would wear out the strongest will, then
getting triumph with warrior’s courage and cold professional
attitude.
“Revenge
is sweetest when it’s served up cold”; the plenty of mortal
dangers all overtaken on the circuits
worldwide, they seem to defeat Niki Lauda through the flames
surrounding him and his Ferrari on the slippery Nürburgring asphalt.
But four drivers, Arturo
Merzario, Harald Ertl, Guy Edwards and
Brett Lunger jumped off the cars and threw themselves into
the fire, to take the Rival away from Destiny. Thanks to these
angels, Lauda got a second chance in lifetime, 43
more years to spend on this Earth and even go again on the top of the
podium. That awful day left a memory through the permanent marks on
his face and deep into his body,then they built day by day a silent
revenge, towards the health struggle that affected him in the latest
times.
Niki
Lauda’s death is the echo of that fire, never extinguished indeed,
that chased the man on the roads of existence to
take him back to the ground where the legend was born.
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